#intervistaGLAMOUR6 | Samantha Emme
Ricercatezza vocale in raffinata chiave lounge: Samantha Emme
Una cantante reggiana conquistata dalle sonorità del genere musicale lounge, un’artista elegante e raffinata che mi ha incuriosita per la passione che brilla nei suoi occhi. Un raffinato mix di musica e glamour!
Samantha Mistrorigo a un certo punto della sua vita si trasforma nella ricercata e raffinata cantante lounge Samantha Emme: quando è successo?
Ricordo benissimo il momento preciso nel quale è iniziato questo mio percorso lounge. Era un pomeriggio di ottobre del 2014, io ero sul divano con la febbre, quando per caso ho ascoltato una di quelle che oggi è definita “l’eroina” della musica lounge: Karen Souza. Da quel momento ho capito che la sensualità, la delicatezza e i ritmi giusti hanno il potenziale di creare qualcosa di molto forte nell’interlocutore, sia come concerto che come intrattenimento durante una cena. Da lì è iniziato tutto, ho deciso che quello era ciò che desideravo fare e che quella sarebbe stata la mia strada. Il mio primo album è nato per gioco e il mio nome artistico era Samantha Live, poi la cosa è diventata seria e ho cercato un nome “in arte” ancora più musicale e con un’assonanza con il mio cognome, da quel momento è nata Samantha Emme.
Ho avuto modo di ascoltarti mentre parli di musica e la passione che hai per quest’arte è tanta da “travolgere il tuo pubblico”. Hai scelto la strada del lounge, perché? E quali sono le caratteristiche di questo genere musicale che ti hanno conquistata?
I ritmi dilatati di questa musica, con BPM molto ampi, ho riscontrato – anche su me stessa – che portano il battito del cuore a diminuire, quindi a creare una sensazione di piacere in chi li ascolta. Come lo yoga aiuta a rilassare il fisico, per me la musica lounge aiuta a rilassare l’anima e il cuore. Le note lounge sono sensuali, talvolta hanno un tocco di erotismo e tutto ciò mi ha conquistata.
Quando è nata la tua passione per la musica? Hai un ricordo che potresti catalogare come primo tra tutti, per ricordare la nascita di questa passione?
In realtà provengo da una famiglia con nonni appassionati di musica. Mio nonno è pianista e tutt’ora – a 93 anni – suona. Quando ero piccola gli chiedevo di suonare per me qualcosa che io potessi cantare, così come anche la nonna paterna è appassionata di musica: negli anni Sessanta fece delle audizioni per Castrocaro. Quando ero piccola con il mio papà suonavamo e cantavamo assieme, quindi è una passione nata per legame affettivo che io ho scoperto e fatto mia con il passare del tempo.
Il tuo nuovo album appena uscito “Looking in the Mirror”, che possiamo trovare a Reggio Emilia nel negozio Tosi Dischi, è un importante traguardo da te raggiunto, ma cosa significa creare un album, quanto lavoro c’è dietro a questo progetto? Te lo chiedo anche per chi ci legge, che magari ha il tuo stesso sogno nel cassetto, ma che forse non ha idea della dedizione che occorre per poi trovarsi, finalmente, tra le mani il proprio album.
È un percorso difficile e lungo. È lungo perché mentre si crea un album avviene un’evoluzione non solo musicale, ma anche personale. Il mio album ripercorre delle hit internazionali ri-arrangiate in chiave lounge ed elettro lounge e il percorso per crearlo è durato un anno. Il tutto è partito dall’idea di voler costruire qualcosa di personale e il primo step è stato quello di registrare “a cappella” i brani che avrei voluto inserire nel mio progetto, tutto con il solo ausilio di un BPM. Un primo step faticoso perché cantare senza una base, ma solo con il metronomo, non è facile. Una volta inviate le voci al mio produttore, egli ha iniziato a lavorare al progetto cercando di capire quali frequenze andassero bene per la mia voce. In questo secondo step abbiamo scoperto che strumenti come la chitarra elettrica si sposano bene con la mia timbrica, con queste sonorità essa sembra accendersi. Da qui è partito tutto e mi sono lasciata consigliare dal mio produttore, accettando anche sonorità che di primo acchito non erano di mio gusto, ma affidarsi a chi è competente, in questo caso musicalmente, è fondamentale. Se avrete modo di ascoltare il mio album, capirete che i brani sono un po’ diversi da come siamo abituati ad ascoltare la musica lounge, ma è una questione di abitudine, di abituare l’orecchio a queste sonorità. Un plus che mi piace riconoscere al mio album è che è stato registrato tutto dal vivo, voce e strumenti.
“Looking in the Mirror” è il titolo del tuo inedito, una canzone tutta tua. Da dove nasce il testo, cosa ti ha ispirata e come hai trovato la musica per accompagnare questo brano?
E’ stato un percorso introspettivo nel quale io affronto le mie paure. La mia paura più grande è il giudizio degli altri, così come la stessa accettazione da parte degli altri. Scrivere questo brano è stato come liberare un po’ le mie emozioni, liberarmi di un peso che sentivo dentro, di un qualcosa che volevo comunicare agli altri, ma che allo stesso tempo facesse stare bene me. Come gli altri mi vedono forse non è come mi vedo io e come mi sento io, ho tanti lati fragili che spesso non vengono compresi nel modo giusto, ma il testo della canzone è stato un percorso di consapevolezza sfociato in una sorta di liberazione con accezione sicuramente positiva.
Samantha Emme quando ripone il suo microfono che donna è?
E’ la stessa che ha in mano il suo microfono, una donna appassionata di musica che, anche se all’esterno sembra sicura di sé, in realtà ha tanti lati fragili. Mi sento di rispecchiare molto il genere musicale che ho scelto di fare mio.
Cosa ti piace e cosa ti diverte delle tue serate?
Mi fa sorridere ripensare che spesso, durante i miei live, le persone coinvolte – talvolta ci sono anche musicisti tra il pubblico -, mi sono venuti a chiedere scusa per le spalle rivolte: non si erano resi conto che la voce fosse dal vivo siccome è tanto precisa quanto delicata. Questi commenti, oltre a divertirmi, mi fanno molto piacere.
Sorseggiare un cocktail o degustare un’ottima cena in compagnia della tua voce è sicuro sinonimo di una bella atmosfera raffinata, cosa ti piace di più del tuo pubblico?
Il mio genere musicale abbraccia maggiormente un pubblico adulto e a me piace moltissimo vedere che, durante la mia esibizione, gli animi si placano, le conversazioni a due risultano più tranquille e che questa musica fa il suo dovere, quasi terapeutico, di rilassare. Credo che momenti così, in relax, siano preziosi perché, con i ritmi di vita che abbiamo al giorno d’oggi, è importante potersene concedere.
Che consiglio vorresti dare a chi si affaccia oggi nel mondo della musica e come ti vedi tu tra 5 anni?
Il mio consiglio, oltre a quello di non arrendersi, è di avere le idee chiare sul proprio percorso, così come trovare ciò che ci caratterizza maggiormente, quel qualcosa in più che ci può far scegliere tra tutti gli altri. Tra cinque anni spero di aver avuto modo di scrivere quanti più possibili brani miei, per continuare a regalare emozioni con la mia voce attraverso questo genere musicale.
Samantha Emme è donna che cura ogni dettaglio musicale e della propria immagine, un’identità chiara, raffinata ed elegante destinata a un pubblico tale. Samantha è bella da vedere e da ascoltare, lei con il suo microfono (glamour!) che strappa qualche lacrima, qualche sorriso e ci fa sognare un po’.
La naturalezza e la scorrevolezza di lettura dell’articolo pubblicato , ben racchiudono tutte le emozioni e le percezioni che si sono volute trasmettere nell’intervista.
Complimenti all’artista e … alla redazione !