#intervistaGLAMOUR7 | Arianna Foscarini
Una vulcano, una donna eclettica portatrice di conoscenza. E’ Arianna, ottico e consulente d’immagine.
Ho conosciuto Arianna durante una giornata di formazione presso l’Academy di Carla Gozzi e ho deciso che volevo intervistarla. Sono completamente affascinata dal carisma che sprigiona e passare del tempo con lei fa bene. Arianna è un’esperienza da vivere e da conoscere. Tantissima competenza, tantissima conoscenza e un pizzico (abbondante) di sana glamour-follia!
Chi è Arianna e chi è Foskap? Come interagiscono i due e come è iniziato tutto?
Io sono un ottico e consulente d’immagine, mi piace definirmi così perché, da quando ho aperto il mio negozio, ho puntato sempre sul consigliare l’occhiale perfetto per chi mi sta davanti. Quando avevo quattordici anni mi è stato consigliato un occhiale che era completamente sbagliato per me e questa cosa mi ha messa a disagio. Una volta a casa mia nonna mi ha chiesto se avessi dovuto portare sempre quell’occhiale, l’ho dovuta rincuorare che erano lenti solo da studio. Mio padre, che all’epoca aveva quarant’anni, indossava invece un occhiale carismatico come lui, consigliato da un ottico competente e preparato. Ero mortificata, ma anziché abbattermi ho estrapolato una sorta di forza da questa situazione, è stata la miccia che ha acceso il mio futuro: ho deciso che avrei fatto l’ottico e che avrei proposto sempre occhiali perfetti per chi li indossa. Ho iniziato a studiare e a prepararmi fino a che ho aperto FOSKAP: una consulenza d’immagine specifica per gli occhiali, fatta da un ottico. Mi sono specializzata in consulenza d’immagine attraverso diverse esperienze formative per mettere assieme questi due mondi: la cosa funziona perché con questo metodo in parte scientifico, in parte intuitivo e in parte grazie all’empatia, riesco ad ottenere ottimi risultati. L’occhiale non è più uno strumento per vedere, ma diventa un occhiale per sentirsi bene, per rappresentare la nostra storia e soprattutto i nostri sogni. Avere un occhiale giusto può sembrare banale, ma esso va sul viso, è la prima cosa che noti quando guardi una persona. L’occhiale deve ben rappresentare chi lo indossa.
Da dove prendi tutta la tua energia?
In realtà non saprei, io sono sempre stata così. Quando ero piccolina mio zio mi chiamava “grilla” perché avevo sempre tantissima energia, che poi è stata incanalata e a volte anche soffocata. Con la maturità si capisce che ognuno di noi ha un dovere, secondo me quando ce ne andiamo dobbiamo essere migliori di quando siamo arrivati. Dobbiamo per forza trovare qualcosa per renderci utili, per cambiare ciò che non è di nostro gradimento. E’ troppo facile dire semplicemente che le cose non vanno per il verso giusto. Una volta a un corso ho chiesto ad uno psicologo come si fa a cambiare il mondo. Lui mi ha dato una risposta illuminante: mi ha detto che noi non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cambiare il nostro mondo. Da quel momento ho deciso che dovevo cercare di fare qualcosa di bello per cambiare il mio mondo. Quello che posso fare io, di bello, è cercare di rendere felici le persone che devono portare gli occhiali. Quando parliamo di occhiali automaticamente parliamo di vizio refrattivo e chiediamo: “quanto ti manca”, ma la risposta giusta è: “a me non manca niente, ho tutto, e questa caratteristica mi rende unica”. Anche se sono miope, ipermetrope, astigmatica oppure ho qualche chilo in più, piuttosto che i cappelli ricci anziché lisci, non fa nulla, non sono in deficit: dobbiamo cercare di volerci bene, di apprezzarci per come siamo e di valorizzarci. Questo è il nocciolo di FOSKAP.
Quali sono, secondo te, i valori più importanti da rispettare nel mondo del lavoro?
Nel mondo del lavoro occorre essere coerenti, etici e bisogna cercare di comportarsi come vorresti essere trattato tu. Lo dico sempre anche ai miei figli che dobbiamo essere coerenti, il che vuol dire che se sbagliamo non dobbiamo semplicemente cambiare idea. Se si fa un errore occorre riconoscerlo, chiedere scusa e cambiare rotta. La consapevolezza di aver fatto un errore aiuta tanto. Occorre prendere coscienza e ripartire. Essere etici per me significa rispettare i valori di correttezza, di onestà e dare peso alla propria parola data, occorre fare di tutto per rispettarla. Nel nostro lavoro riteniamo che un altro punto importante sia quello di lavorare con prodotti che abbiamo un valore sociale e un costo economico e sociale equi; questo talvolta significa proporre un prodotto un pochino più costoso, ma realizzato in situazioni di non sfruttamento e rispetto dell’ambiente. Ad esempio ho visitato da poco un’azienda del settore occhiali del Cadore e ho visto con i miei occhi come vengono trattati gli scarti di produzione, nulla va a finire nei fiumi o in natura. Chiaramente smaltire correttamente questi scarti ha un costo che poi si ripercuote sul costo finale dell’occhiale. Ecco perché ci sono montature con costi più alti in commercio, il corretto smaltimento degli scarti di produzione è uno dei motivi. Io cerco sempre di far passare questo messaggio ai miei clienti, perché credo che noi abbiamo la responsabilità di essere portatori di conoscenza. A tal proposito noi organizziamo tanti eventi per far conoscere come si costruisce un occhiale, dove viene fatto, con che macchinari si realizza, come viene ideato, come vengono accostati i colori. Abbiniamo anche corsi sulle tendenze, per rimanere sempre aggiornati. Io credo che quando manca la conoscenza si fa fatica a consigliare correttamente un cliente e tante volte non ci si rende conto delle proprie lacune, finché non vengono colmate. Dell’occhiale che indossiamo è bello conoscere la storia che c’è dietro, chi lo ha costruito, provare a calzarlo e sentirlo proprio.
Cosa trova chi viene da te per una consulenza?
Quando un cliente entra da me io in pochi attimi individuo quale è l’occhiale giusto, ormai ho esperienza e me la sono fatta anche con FOSKAP. Una volta fatta una consulenza da me, allora questa consulenza vale non per sempre, ma a trecentosessanta gradi. Ognuno può capire quali sono i colori adatti al proprio incarnato e alle proprie forme, come orientarsi per acquistare un occhiale da vista o da sole in autonomia (misura dell’astina, forma, colore, stile). L’effetto di una consulenza FOSKAP è duplice: per prendersi un occhiale giusto, che rappresenti al meglio la persona e perché si vuole diventare esperti nel capire cosa va bene per se stessi. Ad esempio, una volta affrontato il punto che riguarda la fisionomica, il cliente è in grado di capire in autonomia quali sono gli orecchini adatti al proprio viso, come scegliere una spilla o per l’uomo quale tipo di colletto di camicia scegliere. Diventare prima consapevoli e poi fautori del proprio look è di piena soddisfazione. Una volta che si hanno le conoscenze allora si può anche osare infrangendo gli schemi, l’importante è farlo consapevolmente. Sapere come scegliere significa non essere più in balia degli altri e questo, secondo me, significa libertà. La consulenza fatta oggi non sarà la stessa tra due, tre o più anni perché le persone cambiano, ma i sogni restano. I miei occhiali bianchi, ad esempio, sono stati disegnati per me da un amico designer e rispecchiano una foto di quando avevo cinque anni. Dalla foto di me bambina con gli occhiali da sole bianchi, che adoravo ed erano il mio ideale, fino ad oggi. Io voglio questo per i miei clienti, per chi si avvicina a questo mondo, voglio essere utile, voglio mettermi in gioco.
La nostra consulenza è per uomo e donna, nei bambini invece faccio solo una consulenza estremamente tecnica in negozio: il bambino deve essere comodo e l’occhiale per il bambino è funzionale, ovviamente abbiamo degli occhiali ironici e sfiziosi anche per loro, per dare una connotazione giocosa al fatto di doverli portare. Da noi le persone vengono anche perché hanno voglia di esporsi con maggior sicurezza: fino a ieri portavano un occhiale un po’ noioso, poi escono da me già con una postura ed un atteggiamento più positivi. Poi abbiamo anche la possibilità di calibrare un occhiale per ottenere il massimo della risoluzione visiva, viene scannerizzato il viso e l’occhiale viene costruito con un processo di stampa 3d, questa tecnologia permette di avere un comfort visivo estremo. Da noi si trova il binomio perfetto tra consulenza e tecnica. Noi volgiamo creare benessere visivo e di coscienza.
Un tempo si acquistava un buon paio di occhiali che doveva durare per anni, oggi invece le lenti hanno una connotazione fashion e si cambiano a seconda del look. Vero o parzialmente vero?
A me piace giocare sui due punti, ovvero che l’occhiale deve rappresentare l’essenza della persona, quindi per certi aspetti un occhiale che è per sempre, con una forte connotazione che parla di te. Poi però la persona può parlare di sé in vari linguaggi. Essere attenti alla moda non è un tabù. Io credo che la moda sia una grandissima forma d’arte, va conosciuta, utilizzata e dosata a seconda delle proprie caratteristiche. Anche se una forma sembra completamente sbagliata per il nostro viso, ma noi lo facciamo volutamente per andare un po’ a dissacrare le conoscenze, allora è un osare positivo. Per dissacrare le regole occorre conoscerle molto bene. Io paragono questo alla licenza poetica, è concessa a chi sa esattamente come si scrive correttamente, altrimenti è un mero errore. Osare, ben venga se quello che si indossa lo si sa portare: alzare un pochino l’asticella senza farsi del male e consapevolmente. Con una buona dose di ironia ci si fa perdonare anche uno scivolone!
Parliamo di moda per i nostri occhi: quali sono le ultime tendenze?
Il mondo dell’occhiale è sempre fatto di corsi e ricorsi, adesso la tendenza è quella degli anni Ottanta: ritorneranno le mascherine, le lenti flashate, molte forme dritte, l’occhiale si è un po’ rimpicciolito. Rimangono i grossi canoni come l’occhiale vintage e l’occhiale di design. Io degli anni ottanta ho il ricordo delle spalline alte, capigliature esagerate e negli occhiali è tornata la grinta di quegli anni, anni nei quali Armani è diventato Armani e le donne forti si facevano strada nel mondo del lavoro. Occhiali grintosi quindi.
Fuori dal suo studio chi è Arianna
Io sono una moglie e una mamma fortunata. Devo molto a mio marito e, anche se li sgrido, i miei figli sono bravi ragazzi. Per me ogni giorno è importante avere la gioia di alzarsi, essere pieni di progetti, che siano di lavoro o di studio, per poi tornare a casa soddisfatti. Io dico sempre anche ai miei figli che le persone più felici sono quelle che quando vanno a casa si devono far la doccia perché puzzano di sudore, sono persone che ce l’hanno messa tutta, che hanno lavorato e, anche se hanno fatto dei lavori umili, sono soddisfatti della giornata. Per me è fondamentale fare una cosa e mettercela tutta. Io ci credo e cerco di farlo ogni giorno. Ci sono volte che anche a me capita di voler restare a casa, magari devo andare a una cena ma non ne ho voglia. Invece poi vado e, nel momento in cui esco dalla mia zona di comfort si apre un mondo e si prospettano delle opportunità.
Una cosa che io faccio e che mi diverte un sacco è quello di aprire il vocabolario la mattina e leggere una parola che non conosco, capirla, per poi provarla ad inserire in un discorso in capo alla giornata: in un anno ho 365 parole nuove che non conoscevo o che non ero abituato ad utilizzare ed è fantastico. Io cerco di tenermi stimolata e cerco di passare questo messaggio anche ai miei figli. Ho capito che nella vita si deve dare incondizionatamente per poi ricevere: da piccola volevo fare la maestra ma ero una ribelle, poi faccio l’ottico e ci sta, ma mi sono trovata a insegnare a dipingere, nel mio tempo libero, a ragazzi ribelli: sono persone con delle disabilità, ma talmente liberi nell’espressione che io li ammiro. Ho vissuto per tanti anni con una persona disabile, nel momento in cui è venuta a mancare ho deciso di mettermi a disposizione del centro che la seguiva. Sono entrata per dare qualcosa al prossimo e ogni volta esco che sono loro che hanno dato a me. Fare cose che ci rendono felici è di estrema importanza nell’arco della vita. Questi ragazzi sono persone adulte, ma io li considero ragazzi e mi considero una ragazza anche io. Devo molto alla mia famiglia perché, sia mio padre che mio nonno, erano dei visionari e mi hanno insegnato tanto, mi hanno insegnato ad amare l’arte e questo amore mi è stato trasmesso per osmosi. Fin da piccola, quando entravo negli studi dei pittori, sentivo il profumo dei colori ad olio e la magia delle mostre mi ha sempre circondata. L’arte deve emozionare e poi solo dopo la si deve capire. Bisogna trovare il perché delle cose che si devono fare e la risposta, secondo me, è sempre che dobbiamo fare qualcosa di utile per noi e per gli altri.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe che questa atelier di consulenza diventasse un luogo di ritrovo e mi piacerebbe pensare a FOSKAP come un format da replicare altrove, per me sarebbe un grande successo per creare benessere e consapevolezza.